La spiritualità cristiana alla svolta dei tempi
Il tempo della svolta dei tempi
Per riflettere sulla natura e sul rilancio degli Esercizi Spirituali OGGI dobbiamo comprendere meglio il tempo singolarissimo in cui ci troviamo a vivere.
Tutti sono ormai più o meno d`accordo che stiamo attraversando una delle più profonde crisi della storia umana, tanto che si parla da tempo e da più parti di una vera e propria svolta antropologica. Anche Benedetto XVI rileva l’importanza di comprendere la portata di questa svolta, e cioè di “vedere attraverso il momento attuale la necessità di una svolta, annunciarla, annunciare che essa non può avvenire senza una conversione interiore.”
Molti cicli storici infatti stanno finendo tutti insieme in questo punto di svolta universale: non solo il Novecento dei totalitarismi e delle Guerre Mondiali, ma anche il ciclo della rivoluzione industriale e delle sue ideologie politiche (1789-1989). Non solo sta finendo l’intera epoca moderna, come sostenne Romano Guardini già nel 1950, trenta anni prima che Lyotard rendesse popolare il concetto di post-modernità; ma è la stessa civiltà cristiano-occidentale che vede consumarsi molte delle sue concettualizzazioni nella crisi della soggettività (egoica) razionale (pensiamo, solo per fare un esempio, alle riflessioni di Heidegger).
In realtà ciò che sembra andare a finire in questi decenni vorticosi è l’intero ciclo storico propriamente detto, e cioè quel ciclo che è iniziato intorno al 3300 a. C. con la scrittura sumerica, e che è caratterizzato da un costante conflitto di civiltà, di imperi, e di nazioni, che si sono combattute e distrutte vicendevolmente per il dominio del mondo.
E’ l’intera figurazione antropologica egoico-bellica – quella cioè che si costituisce e si rafforza contra-ponendosi polemica-mente rispetto all’altro da sé – che sta mostrando la propria insostenibilità, di essere cioè un principio del tutto insufficiente a dare un ordine al mondo e un senso alla nostra vita personale.
I processi della globalizzazione in atto ci mostrano d’altronde con evidenza sconvolgente che nessuno degli attuali problemi del pianeta può essere più affrontato da quella mente particolaristica e per sua natura miope, che è la mente ego-centrata, e che solo una mente più globale, e quindi trans-egoica, e perciò sostanzialmente spirituale, potrà affrontare le sfide planetarie che già intravediamo.
La crisi terminale dell’io egoico-bellico, che in realtà ha dominato finora l’intera storia del mondo, è dunque il vero contenuto della svolta antropologica in atto, in cui una nuova figurazione antropologica di umanità sta tentando di emergere per prendere le redini dell’esistenza umana sulla terra. Questa nuova figurazione può dirsi io relazionale, come ha scritto Papa Benedetto nella sua Enciclica Caritas in veritate (n.53-55), ed è appunto un io umano che si rafforza non per contra-posizione bellica, ma tutto al contrario aprendosi alla costante fatica trasformativa che implica la relazione con l’altro da sé.
Questo Nuovo Io, per noi cristiani, non è altri che la Nuova Umanità del Cristo, vero uomo postbellico e relazionale, che, proprio in questa fase turbolenta della storia, sta penetrando nel corpo umano del mondo, ad un nuovo ed inaudito livello di profondità.
Questo rilancio della spinta messianica, rinforzata dall’evidente insostenibilità e catastroficità di qualsiasi altra direzione ancora ego-diretta, rende il nostro tempo apocalittico, nel senso di una rivelatività crescente della netta e definitiva alternativa tra Distruzione e Conversione antropologica.
Questo rilancio messianico (Cfr. M. Guzzi, Dodici parole per ricominciare – Saggi messianici, Ancora 2011), d’altronde, mette in crisi tutte le figurazioni identitarie e sociali e culturali, e anche religiose, che si sono consolidate nei millenni trascorsi di predominio egoico-bellico. Ecco perché questo tempo è un vero e proprio Spartiacque, un tempo di straordinarie revisioni, purificazioni, e trans-figurazioni, in cui tutti i contenuti storici delle nostre identità entrano in un travaglio di rigenerazione: che cosa significhi cioè essere maschio o femmina, cristiano o buddhista, di destra o di sinistra, prete o laico, suora o casalinga, italiano o europeo, etc.
Il vero esercizio: sperimentare il miracolo della rinascita in Dio
E’ in questo quadro vertiginoso di trasformazioni e di rivolgimenti storici che anche tutti gli itinerari formativi (dalla famiglia alla scuola, fino alla catechesi giovanile e alla formazione religiosa) entrano in crisi, in quanto essi stessi sono stati pensati per formare soggetti almeno in parte egoico-bellici, e cioè forme identitarie in fase terminale.
Anche gli itinerari e gli esercizi spirituali vivono questo travaglio, ed infatti molti cristiani si allontanano spesso dalla Chiesa, proprio in quanto non avvertono più alcuna attrazione spirituale in essa o comunque verificano con dolore una scarsa offerta di esperienze vitali del mistero di Dio.
Dobbiamo perciò ritrovare l’entusiasmo degli inizi, come ci sollecita anche la CEI nel suo documento “Educare alla vita buona del Vangelo”: “Illuminati dalla fede nel nostro Maestro e incoraggiati dal suo esempio, noi abbiamo buone ragioni per ritenere di essere alle soglie di un tempo opportuno per nuovi inizi” (n. 30).
Ma ogni nuovo inizio richiede il coraggio della sperimentazione. Siamo infatti un po’ tutti dei Ricomincianti – come teorizza da tempo André Fossion, presidente dell’équipe europea dei catecheti – che debbono ideare, con l’aiuto dello Spirito del Cristo Nascente, nuove sintesi tra le grandi ricchezze delle nostre tradizioni secolari e tutti i filoni culturali, sapienziali, e spirituali che ci giungono dalla modernità e da tutte le culture della terra.
In questo contesto di ricerca e di sperimentazione abbiamo avviato nel 1999 l’esperienza dei Gruppi Darsi Pace, che si sviluppa in Corsi Regolari (un Triennio di base, seguito da due Approfondimenti di 2 anni ciascuno), ed in Corsi Intensivi (svolti in questi anni preminentemente ad Eupilio, grazie all’ospitalità di P. Antonio Gentili, ma anche a Roma, Campello, Bergamo etc, e oggi richiesti come forme nuove di Esercizi spirituali anche da parrocchie e Congregazioni religiose).
Il carattere fondamentale di questo cammino consiste in una riproposizione sperimentale del mistero della trans-figurazione antropologica in atto, letta e interpretata in chiave messianica. Se stiamo tutti passando di figura umana, e cioè andando verso una forma più libera e spirituale di identità, allora dobbiamo aiutarci a vivere questo passaggio, e cioè a sperimentare esistenzialmente i miracoli del Battesimo, della nostra ri-nascita dall’acqua della liquidazione della vecchia identità, e dallo Spirito della Nuova Umanità che Cristo ci dona.
I Gruppi DP desiderano contribuire così al passaggio epocale da una religione preminentemente rappresentata ad una spiritualità maggiormente realizzata: da una rappresentazione teatralizzata dei misteri iniziatici della nostra salvezza ad una loro realizzazione più intima e spirituale.
Il continuo dinamismo pasquale/battesimale chiede di diventare OGGI la dinamo di ogni nostra progettazione, il cuore di tutta la nostra esistenza, personale e storico-collettiva.
Ci stiamo dirigendo perciò verso una nuova centralità contemplativa.
Per questo dobbiamo esercitarci…perché siamo tutti abituati a spostarci troppo velocemente dal centro contemplativo al centro egoico, lasciando in definitiva a questo, e cioè all’uomo vecchio, l’organizzazione della vita quotidiana, e spesso della stessa vita ecclesiale…
Noi perciò innanzitutto accogliamo i trans-figuranti, e cioè tutte le persone di questo tempo, nel loro dolore spesso inespresso o vissuto in solitudine, con vergogna e senso di colpa, e mostriamo loro che questa loro sofferenza è invece la cosa migliore che hanno, la loro ricchezza, il luogo, battesimale appunto, e pasquale, in cui stanno cambiando, trans-figurandosi.
Il cammino poi è fondato su relazioni forti, stabili, e durature, che aiutano le persone a condividere il loro travaglio e a sentirsi accomunati in un medesimo cammino sostanzialmente evolutivo.
Percepiamo tutti infatti un grande bisogno di ritrovare il senso di un cammino vero, che segua un processo verificabile, e che sia vissuto in comunione con amici e amiche, in questo tempo così segnato dalla solitudine metropolitana.
Così si rianima anche una speranza fondata: siamo tutti feriti, certo, e smarriti e alienati e oppressi, ma possiamo tutti aiutarci a guarire, costruendo relazioni di un tipo nuovo e diverso, fondate appunto proprio sui processi della nostra trasformazione, e sempre aperte all’aiuto dello Spirito di Dio.
Lo specifico metodologico di questi Gruppi consiste poi nell’integrare con grande misura tre livelli formativi normalmente scissi o addirittura contrapposti tra di loro: un livello mentale-culturale, un livello esistenziale e psicologico, e un livello più propriamente spirituale.
Il livello culturale consiste appunto in una profonda interpretazione del nostro tempo, offriamo perciò chiavi di interpretazione nuove e adeguate a comprendere la natura straordinariamente drammatica, ma sostanzialmente evolutiva, di tutte le crisi che stiamo sopportando. Questo implica anche una interpretazione a ritroso della apocalitticità dell’intero XX secolo, una rilettura in chiave messianica del ciclo moderno, e una ricomprensione del senso evolutivo dell’intera storia cristiana nel suo complesso, inserita nel mistero globale della storia del pianeta.
Il livello esistenziale e psicologico si sviluppa poi attraverso una serie di esercizi autoconoscitivi, fatti per iscritto e condivisi a vari livelli, che ci consentono di rileggere tutta la nostra biografia personale: dalle ferite infantili che hanno generato le nostre forme specifiche di difesa e di alienazione, fino alle crisi e ai fallimenti che ne sono conseguite, e ai passaggi di liberazione-guarigione che stiamo sperimentando.
Ognuno è chiamato cioè a rileggere la propria vita come una vera e propria storia della salvezza, chiamata a questa ri-generazione che il Cristo sta operando proprio ADESSO in ciascuno di noi.
Il livello spirituale consiste infine in una pratica meditativa che diventa, già a partire dalla metà del secondo anno del percorso, contemplativa e cristiana. Prepariamo cioè la persona a silenziare il rumore del proprio vecchio io, utilizzando anche pratiche meditative di origine asiatica (yogiche e Zen), affinché possa giungere ad un nuovo e più profondo rapporto di ascolto della Parola di Dio, come ci suggerisce anche il documento Orationis Formas, pubblicato nel 1989 dalla Congregazione per la dottrina della Fede, a firma del Card. Ratzinger, e dedicato proprio al rapporto tra pratiche asiatiche e preghiera cristiana: “Autentiche pratiche di meditazione provenienti dall’Oriente cristiano e dalle grandi religioni non cristiane, che esercitano un’attrattiva sull’uomo di oggi diviso e disorientato, possono costituire un mezzo adatto per aiutare l’orante a stare davanti a Dio interiormente disteso, anche in mezzo alle sollecitazioni esterne” (n.8).
Queste pratiche, radicate, come abbiamo detto, in una nuova centralità contemplativa, ridanno vita a tutte le nostre esperienze liturgiche e riavvicinano alle pratiche spirituali comunitarie della Chiesa, portando in essa lo Spirito del rinnovamento, e del ricominciamento in Cristo, di cui tutti sentiamo un grande bisogno.
Che il Signore della storia ci guidi in questo cammino, illumini sempre le nostre ricerche, e ci liberi da ogni paura, affinché la sua Nuova Umanità possa fiorire in ciascuno di noi, con tutta la potenza della sua libertà, e con tutta la freschezza della sua eterna novità.
Pubblicato nella Rivista della FIES “Tempi dello Spirito”, 2011/189